Il passato del Salento è illuminato dalle sue Masserie. Molte vivono ancora, ristrutturate e riportate a nuova vita.
Hanno una storia ricca di interessanti particolari che ci affascinano, ci fanno pensare e suscitano una vaga nostalgia.
L’antico ruolo delle masserie
Le masserie pugliesi sono una ricchezza storica, purtroppo trascurata per lungo tempo. Una masseria non è come una cascina toscana o un casale laziale, ma rispecchia la storia della terra su cui sorge.
Il termine “masseria” deriva da “massa” e indica un insieme. Raggruppavano molte persone che lavoravano per un padrone o erano di proprietà ecclesiastica.
Le Masserie nel Salento e i loro abitanti, nel corso dei secoli hanno subito varie vicende storiche. Prima erano controllati dal massaro che risiedeva all’interno della struttura per sorvegliare il lavoro dei contadini. Poi, nel XIX secolo, quando in tutta Italia era ormai sparito il latifondo, i contadini del meridione ancora subivano l’influenza della borghesia rurale che faceva perdurare questo sistema.
Verso la fine del secolo i signori si trasferirono nelle masserie per controllarne l’operato. Fu il periodo delle masserie palazzo, il momento di massimo splendore per queste strutture.
Il declino delle masserie
Nel secolo scorso, dopo le guerre, ci fu il cambiamento determinante. Con la Riforma Agraria le terre furono divise, i latifondi frazionati e le masserie persero il loro ruolo aggregante. Molte furono abbandonate e andarono in decadenza. Altre furono adibite a diversi usi e persero il carattere originario.
Un patrimonio culturale che lentamente fu lasciato morire, senza considerare la ricchezza che si andava a perdere.
Fortunatamente, alcune hanno resistito al passare del tempo e al cambiare delle abitudini. Oggi possono ancora testimoniare, con intensità il lavoro, i sacrifici e le passioni dei contadini di un tempo nemmeno troppo lontano.
Com’era fatta una masseria
La struttura della masseria prevedeva spazi per ogni attività e per ogni classe di persone che la abitava, oltre al posto per gli animali. Va sottolineato come questi edifici fossero perfettamente integrati nell’ambiente, quasi fusi con esso. Lo “stile” della masseria dipendeva dal luogo in cui sorgeva, ma anche dalla necessità di doverla difendere e dal tipo di coltura che si praticava nella zona.
La struttura aveva stanze per i contadini e loro famiglie, camere riservate ai padroni e ai pastori, stalle, recinti e ovili per gli animali. Poi ancora magazzini per gli attrezzi, forni e casolari dove venivano lavorate le materie prima, come latte o frumento.
Persone e animali avevano un’autonomia idrica grazie a pozzi e cisterne, mentre altri elementi erano facoltativi e dipendevano da chi e come abitava la masseria. Tra le parti non necessariamente presenti c’erano la cappella e il mulino che, quando esistente, era disponibile anche per gli estranei ai “residenti” della masseria.
Il giardino destinato a frutteto divenne sempre più frequente nel contesto dell’edificio.
Le masserie salentine, quelle che ancora ci sono, sono luoghi affascinanti e capaci di trasmettere emozioni.